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Ultimo aggiornamento
Giovedì 1 Maggio 2025, ore 14:00
Consegnate dal Prefetto di Potenza le "Stelle al Merito del Lavoro"

Potenza, 1° maggio 2025

 

Un cordiale saluto alle cittadine e ai cittadini presenti, alle autorità civili e militari intervenute, alla Federazione regionale dei Maestri del Lavoro, rappresentata ai massimi livelli.

Ai nuovi Maestri del Lavoro lucani oggi qui presenti, agli otto a cui consegneremo le onorificenze, ma anche ai due che riceveranno le decorazioni presso il Palazzo del Quirinale dalle mani del Presidente della Repubblica, rivolgo, a nome del Governo oggi rappresentato nelle cerimonie sul territorio dai Prefetti dei capoluoghi di regione, sentimenti di stima e gratitudine. 

Cari Maestri del Lavoro, la vostra testimonianza di eccellenza professionale, rigore morale e profondo senso del dovere rappresenta un faro, per noi tutti e per le nuove generazioni. Le Stelle che vi saranno consegnate oggi sono il segno tangibile di una vita spesa a beneficio dell’intero tessuto sociale, come esempio di integrità, dedizione e responsabilità collettiva. 

Quando il lavoro c’è e viene vissuto con la vostra serietà e passione, diventa strumento di progresso, solidarietà e di costruzione del bene comune. Questo è il significato che attribuiamo ai brevetti e alle decorazioni che tra poco consegneremo.

Ma oggi ricordiamo non soltanto chi un lavoro ce l’ha. Vogliamo dedicare questa giornata soprattutto a chi un lavoro lo cerca, con tenacia e speranza, a chi, nonostante le difficoltà, continua a credere nella dignità realizzata attraverso il lavoro.

Oggi onoriamo occupati e disoccupati, giovani in formazione e ricercatori di nuove opportunità: perché, ogni percorso, ogni progetto di crescita rappresenta un tassello fondamentale per la costruzione di una società più giusta e solidale.

Scelta maturata in un tempo di ricostruzione e di rinascita, all’indomani della guerra e della dittatura, mettere il lavoro alle fondamenta della nostra Repubblica democratica, come fa l’articolo 1 della Costituzione, è un manifesto politico e sociale. I Padri costituenti vollero porre il lavoro alla base dell’ordinamento repubblicano, perché il lavoro è l’unica forma attraverso cui può esprimersi la dignità della persona, per costruire il bene comune. 

Più volte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato il legame profondo tra lavoro e democrazia, quale “prima pietra su cui costruire l’inclusione sociale, la crescita personale, l’uguaglianza sostanziale”. 

A pochi giorni dalla scomparsa del Sommo Pontefice Papa Francesco, resta, tra gli altri, il suo insegnamento sulla centralità del lavoro nella vita dell’uomo: “Non possiamo comprendere la dignità senza il lavoro”, ha sempre ricordato Papa Francesco durante il suo pontificato, “in quanto il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento, ma autentica via di crescita personale e di servizio reciproco”. 

Se, dunque, il lavoro è espressione della dignità umana, è dovere di tutti vigilare perché nelle trasformazioni attuali - dalla globalizzazione dei mercati messi in crisi dai nuovi muri dei dazi, alle sfide della transizione ecologica, all’innovazione tecnologica ed all’intelligenza artificiale che interrogano le nostre coscienze - il lavoro non venga ridotto a mera merce o strumento, ma continui a rappresentare il fulcro della crescita economica e, soprattutto, della coesione sociale. 

Non c’è progresso senza la garanzia di condizioni dignitose di lavoro, senza l’inclusione e senza la protezione dei vulnerabili, nelle politiche d’ingresso al mercato del lavoro. 

Ecco, il mercato del lavoro. In un contesto globale complessivamente segnato da incertezze economiche, i dati macroeconomici offrono qualche spunto di riflessione anche per il nostro territorio regionale, su cui sia pure molto brevemente vale la pena di indugiare. L’ultimo aggiornamento congiunturale di Banca d’Italia riferito all’economia della Basilicata, di novembre 2024, dice - tra l’altro - che l’occupazione regionale è in aumento nel primo semestre 2024, sia tra i lavoratori autonomi sia tra i dipendenti: l’occupazione regionale si attesta al 55,4% (67% per gli uomini e 43,6% per le donne), pari a 3,5 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente, sebbene sia inferiore alla media nazionale di 6,5 punti percentuali. 

Addirittura, le imprese lucane hanno evidenziato difficoltà nella ricerca di manodopera, per effetto della crescita dei livelli occupazionali e della presenza di importanti flussi di emigrazione, che contribuiscono in verità a ridurre il numero di individui in cerca di lavoro. Timidi segnali favorevoli che si accompagnano con quelli di una lieve crescita dell’occupazione giovanile, con un incremento di tre punti percentuali nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni. 

Restano, purtroppo, gli unici spunti positivi, in un contesto complessivo nel quale Banca d’Italia evidenzia per l’economia lucana del 2024 una situazione di ristagno, che interrompe la fase di moderata crescita dell’anno precedente. 

Un tema su tutti, quello della sicurezza sul lavoro! I dati più recenti resi noti dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente della società “Vega Engineering” delineano una situazione allarmante per la nostra Regione. La Basilicata, infatti, detiene, alla fine del 2024, il triste primato del più alto tasso nazionale di incidenza di infortuni mortali sul lavoro (al netto degli infortuni in itinere) in rapporto al numero degli occupati, collocata in zona rossa prima di altre sei regioni, con un indice d’incidenza dell’82,4 rispetto alla media nazionale del 34,2 (alla fine del 2023, l’indice di incidenza media degli infortuni mortali in Basilicata era del 51,5). E nei primi mesi di quest’anno la situazione non è di molto migliorata, se lo stesso Osservatorio colloca quella di Potenza come la sesta provincia a livello nazionale per indice di incidenza di infortuni mortali e quella di Matera all’ottavo posto, entrambe (ahimè!) in zona rossa.  

E’ necessario essere chiari e risoluti, il lavoro deve essere tutelato in tutte le sue forme e, in primis, fisicamente, perché il diritto al lavoro è anzitutto diritto alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Se i dati qui in Basilicata sono quelli che abbiamo appena letto, è segno che la crisi economica, nonostante un’avanzata legislazione di tutela e rigore e le tante iniziative per la formazione, scarica i suoi effetti sui segmenti più fragili ed esposti del mondo del lavoro. E questo non è tollerabile, atteso che la sicurezza sul lavoro è ‘in re ipsa’ pilastro di legalità e non perseguirla con determinazione vuol dire negare il principio stesso di legalità.

Su un versante parallelo, è fondamentale continuare a contrastare l’odiosa pratica del lavoro nero e del caporalato: tutti, istituzioni, imprese, parti sociali, società civile dobbiamo insieme vigilare sull’applicazione delle norme e sforzarci di prevenire il fenomeno, senza attendere la fase repressiva. Il caporalato, di cui sono vittime tanti lavoratori, spesso immigrati che cercano una regolare, dignitosa integrazione nel nostro Paese, può essere sconfitto consolidando un meccanismo virtuoso che si impegni in politiche di qualificazione e non di impoverimento del lavoro, fino a renderlo lavoro nero. 

In questo contesto, continueremo in Prefettura con l’azione della Task Force anticapolarato, che ho costituito oramai tre anni fa, strategicamente combinata con quella del Tavolo prefettizio permanente incaricato di fungere da punto di raccordo per il monitoraggio del fenomeno e l’analisi dei dati connessi allo sfruttamento lavorativo.

Concludo. Migliorare l’accesso al lavoro stabile e sicuro, ridurre i divari di genere, favorire l’occupazione giovanile, costruire percorsi che restituiscano fiducia e prospettive alle nostre comunità: sono scenari ambiziosi e irrinunciabili, ma abbiamo risorse e capacità, qui in Basilicata, per raccogliere e vincere queste sfide.

Buon Primo Maggio a tutti, insigniti e non. Il mio augurio è che il lavoro resti il primo dei nostri impegni comuni e che l’orribile frastuono delle armi lasci il passo alla Pace.

 

                                                                                                          Michele Campanaro

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