di Gianni Giacomino
«La legalità deve essere un modo di vivere di chi fa parte di una comunità. Non è solo ad appannaggio delle forze di polizia, ma di tutti i cittadini che, con il loro senso civico, se vedono qualcosa che non va devono denunciare senza avere paura». Donato Cafagna da un anno è prefetto di Torino. Città che, ultimamente, deve fare i conti con una serie di criticità.
Cortei di protesta No Tav, pro Palestina, Fridays, poi aggressioni delle baby gang, pestaggi, spaccate, commercianti inferociti, occupazioni abusive di appartamenti, spaccio. Può bastare?
«Però, andiamo con ordine perché sono fenomeni differenti, altrimenti si rischia di fare grande confusione».
Cominciamo dall’ultimo corteo pro Palestina di lunedì sera, nonostante il divieto del questore. Non è grave?
«Quel corteo e altri eventi sono stati sorvegliati molto attentamente e si è raggiunto l’obiettivo. Ovvero scongiurare delle situazioni di conflittualità tra i manifestanti e le forze di polizia, schierate a tutela dell’ordine pubblico. I pro Palestina hanno sfilato, ma non c’è stato nessun conflitto in città anche grazie all’accortezza della polizia».
In Valsusa, con l’inizio degli espropri dei terreni per realizzare la stazione di Susa, è riesplosa la rabbia No Tav. Scontri, incendi, 23 denunciati dalla Digos, un’azione di sabotaggio ai mezzi di una ditta. E domani c’è il corteo. Temete disordini?
«Non siamo preoccupati per una escalation delle proteste, nonostante le ultime tensioni, anche perché c’è molta vigilanza. Quello che succede in Valsusa viene monitorato quotidianamente in modo da garantire la sicurezza alle operazioni che sta effettuando Telt, perché si tratta di un cantiere molto importante per l’alta velocità».
Torniamo in città. La settimana scorsa, in lungo Po Cadorna, tra la folla della movida sono stati fatti esplodere botti e sparati fuochi d’artificio rischiando di ferire chiunque passasse di lì. E non è la prima volta. Non le sembra eccessivo?
«Purtroppo, da un po’ di tempo, si è presa l’abitudine di improvvisare spettacoli pirotecnici, che sono impossibili da prevedere nonostante tutti i controlli. Ma ho visto che alcuni responsabili sono già stati identificati».
E le risse in strada che vengono riprese e girano sui social, come quella scoppiata a San Salvario dove i commercianti hanno promosso una petizione per chiedere più sicurezza?
«La questione di San Salvario è stata affrontata nell’ultimo tavolo sulla sicurezza. Stiamo monitorando tutte le piazze di spaccio e abbiamo aumentato i passaggi delle pattuglie, chiudendo locali che vendevano alcool ai minori. E, insieme al Comune, abbiamo deciso di combattere con un progetto innovativo, un “patto di comunità».
Quale?
«Lavorando per occupare le zone presidiate dai pusher, coinvolgendo i ragazzi delle scuole in attività sportive, laboratori e altri eventi ricreativi. L’obiettivo è attirare ragazzi che hanno bisogno di socialità».
Quali sono i numeri dei controlli?
«Fino al 30 settembre sono stati effettuati 143 servizi ad alto impatto con 4.000 uomini e donne delle forze dell’ordine e 400 agenti di polizia locale, in primis su aree cittadine critiche per fenomeni di spaccio e movida e nelle stazioni ferroviarie. I risultati parlano di 15.000 persone controllate, 1.840 veicoli, 711 esercizi pubblici».
L’ultima inchiesta della Dda ha dimostrato l'infiltrazione della ’ndrangheta addirittura nel sindacato.. Esiste un’emergenza mafia a Torino?
«Negli ultimi tre anni sono state emesse 90 interdittive che hanno interessato ditte e aziende operanti nei settori di edilizie costruzioni, ma anche nel campo della ristorazione e delle carrozzerie. Sul pericolo delle infiltrazioni c’è la massima attenzione perché la loro presenza rischia di smantellare un tessuto economico sano».
È tornata anche la problematica dell’occupazione abusiva degli alloggi. E qualcuno ha scagliato un furgone rubato contro la sede dell’Atc. Quindi?
«Quest’anno nel Comune di Torino sono stati recuperati 76 alloggi, per circa 30 dei quali è stato necessario il supporto delle forze dell’ordine. Proseguiremo nel percorso intrapreso e cercheremo di prevenire nuove occupazioni abusive».