La fascia costiera della zona occidentale della città di Salerno è stata oggetto di un intervento urbanistico relativamente recente. Considerando infatti che il nucleo storico più antico, di origine romana aveva i propri confini più arretrati rispetto all'attuale lungomare, la zona in cui insiste il Palazzo dell'Ufficio Territoriale del Governo ha avuto una importante espansione nell'ambito degli interventi urbanistici realizzati a partire dall'inizio del Novecento. La città, infatti, in forte espansione, subì radicali trasformazioni proprio nel massimo splendore del liberalismo di inizio secolo. Grandi opere vennero realizzate in tutto l'arco del tessuto urbano; opera di pubblica utilità e destinate a diventare sedi istituzionali. Il tratto viario sul quale si affacciano alcuni importanti edifici pubblici, tra i quali il Palazzo dell'U.T.G., il Municipio ed il Teatro Comunale " Giuseppe Verdi ", è noto come Via Roma ; un tratto di grande importanza per la vita culturale, economica e sociale della città, teatro dello sviluppo culturale dei circoli letterari di inizio secolo, delle manifestazioni propagandistiche del regime fascista, delle vicende belliche e di liberazione del Secondo Conflitto Mondiale.
Nel 1937 il Popolo Fascista, organo di informazione del regime, pubblica in copertina il progetto - realizzato dagli Ingegneri Ricciardi, e De Angelis e dall'Architetto Amendola nel 1936, approvato dagli organi governativi e relativo al Nuovo Palazzo Littorio di Salerno. Il progetto, inizialmente prevedeva la realizzazione dell'opera nei pressi dello scalo ferroviario cittadino; ipotesi poi abbandonata poiché ritenuta, successivamente più idonea la vicinanza al costruendo Municipio. Si tratta di una costruzione dalle linee moderne ed essenziali, ultimata nel 1941, che esprime , con criteri estetici nuovi , le linee architettoniche dell'ideologia fascista. Linee essenziali, scarne, dopo il fascino subito dall'architettura di prima maniera, ispirata a modelli e forme di un diffuso plasticismo classico, che si inseriscono nel contesto circostante ove si coniugano diverse forme architettoniche associate alle tendenze del primo Novecento, agli spazi ambientali rappresentati dal Lungomare Trieste, sinuoso tratto urbano che segue l'andamento costiero della prima area della fascia nord -occidentale cittadina, in armonia con l'edilizia pubblica e privata ivi realizzata.
Nel 1941, allo scopo di arricchire l'aspetto estetico dell'edificio, inaugurato l'anno prima, venne realizzata sul lato orientale dell'immobile, opposto al Lungomare cittadino, una pregevole opera in ceramica del Maestro Renato Rossi, di ispirazione mitologica, raffigurante il Sogno di Bellerofonte. Le operazioni belliche dello sbarco alleato nel corso della Operazione Valanga provocarono ingenti danni alla struttura, poi ricostruita nel corso degli anni cinquanta con un intervento strutturale destinato a modificare l'aspetto esterno dell'immobile. Al momento della sua inaugurazione, infatti, l'edificio si presentava interamente circondato da un lungo porticato, poi soppresso per la necessità di recuperare spazi e superfici coperte, ancora oggi visibile non solo sull' attuale facciata principale , ma anche nell'area interna adiacente alla Villa Comunale.