Contrasto a sversamenti e roghi di rifiuti nei territori dell’area metropolitana di Napoli e della provincia di Caserta


Il fenomeno dello sversamento illegale dei rifiuti e del loro incendio doloso per smaltirne gli accumuli continua a rappresentare una delle criticità del territorio comunemente denominato “Terra dei fuochi”. Si tratta di una vasta zona a cavallo tra Napoli e Caserta, che copre una fascia di 90 comuni, un quadrilatero di circa 1000 Kmq esteso da Capua al territorio vesuviano, dalla piana acerrana- nolana al litorale domitio, compresi i due capoluoghi, con una popolazione potenzialmente esposta a negative ricadute pari a circa 2 milioni e 600.000 abitanti (2 milioni a Napoli e i rimanenti a Caserta; più della metà di tutti i residenti nelle due province). L’originaria delimitazione tra 2013 e 2015, con 3 decreti interministeriali, delle zone in cui erano stati portati alla luce o si sospettava che fossero stati commessi gravi illeciti ambientali ha consentito di avviare ampie verifiche sui rischi di contaminazione di suoli agricoli e una serie di iniziative di prevenzione, a tutela della pubblica salute, contro i ripetuti fenomeni di abbandono e incendio di rifiuti.

È di riconosciuta evidenza che la questione dei roghi di rifiuti in Campania non costituisce la mera sommatoria di episodi distinti bensì un problema di sistema di rilievo nazionale, in ragione della correlazione tra incendi e mancata chiusura del ciclo dei rifiuti in un ampio e densamente abitato territorio. Caratteri peculiari assumono anche i comportamenti di alcuni occupanti dei campi nomadi di Giugliano in Campania, di Caivano, di Napoli (Scampia, Secondigliano e Ponticelli) e del suo hinterland, che agevolano il traffico di rifiuti e effettuano illegalmente il recupero di materiali ferrosi e di rame, bruciando carcasse di veicoli e di grandi elettrodomestici, guarnizioni e involucri di plastica e pneumatici nelle adiacenze dei campi - ove si registrano condizioni igieniche degradate -, che sprigionano fumi tossici e inquinanti.

I risultati raggiunti nel decennio di mobilitazione trascorso dalla emersione e presa di coscienza del problema - legato non solo ad un diffuso malcostume ma anche alla presenza di rilevanti interessi economici illeciti gravitanti attorno al lavoro nero e al ciclo dei rifiuti - hanno fatto segnare una netta inversione di tendenza nel numero dei roghi, passati negli ultimi quattro anni da circa 2.200 nel 2019 a meno di mille nel 2023, con contestuale crescita esponenziale di denunce, sequestri e sanzioni pecuniarie.

L’impegno costante delle istituzioni sul tema si è concretizzato in una rafforzata sinergia tra i diversi livelli di governo - a partire dalla firma dieci anni fa del Patto per la Terra dei Fuochi, esperienza che ha continuato ad orientare le successive iniziative - , nello sviluppo di più efficaci modalità di vigilanza e controllo, anche straordinario, del territorio, nel supporto agli enti locali, all’opera dei consorzi operanti nel recupero dei materiali e alle espressioni di cittadinanza attiva, per realizzare più alti livelli di tutela ambientale. 

Tra gli strumenti della complessiva strategia di intervento posta in campo si colloca anche l’individuazione, da parte del Ministero dell’interno, fin dal d.m. 26 novembre 2012, di un viceprefetto specificamente incaricato di incrementare il contrasto al fenomeno degli incendi dolosi di rifiuti, con compiti extra-procedimentali di impulso e raccordo al fine di realizzare una migliore attività di supporto alle Prefetture –UTG della Regione Campania con gli enti locali e con le istituzioni interessate. Tale individuazione è stata rinnovata da ultimo con il d.m. 5 giugno 2024, di conferimento dell’incarico al dott. Ciro Silvestro.

Nel ruolo si sono alternati finora cinque dirigenti prefettizi, collocati in posizione di disponibilità per lo svolgimento dell’incarico ai sensi dell’art. 12, comma 2 bis, del d.lgs. n. 139//2000. In precedenza sono stati nominati i dott.ri Donato Cafagna, Michele Campanaro, Gerlando Iorio e Filippo Romano.

L’impegno operativo dell’incaricato a supporto del complessivo sistema di contrasto ai roghi di rifiuti può, sostanzialmente, essere ricondotto a quattro pilasti:

-vigilanza e controllo;

-coinvolgimento degli enti locali;

-coinvolgimento dei consorzi di filiera dei rifiuti;

-coinvolgimento delle associazioni di cittadini.

Il prima pilastro attinge direttamente alle competenze del Ministero dell’interno; gli altri tre comprendono attività complesse che coinvolgono attribuzioni di diverse amministrazioni, con un forte ruolo del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica.

Quanto al primo pilastro, le funzioni di coordinamento in materia di vigilanza e controllo del territorio, anche ai fini del tema Terra dei fuochi, sono svolte dai due prefetti delle province di Napoli e Caserta, per il coordinamento generale, e dai due questori delle stesse province, per il coordinamento tecnico. Peraltro, il prefetto di Napoli, in quanta titolare della sede capoluogo di regione, svolge funzioni di coordinamento sovra provinciale in materia di ordine e sicurezza pubblica. 

Strumenti di tali attività sono:

a) i Comitati Provinciali Ordine e Sicurezza pubblica e le Riunioni Tecniche di Coordinamento, anche interprovinciali;

b) i successivi Tavoli tecnici presso le questure, propedeutici all'adozione delle ordinanze questorili che dispongono i piani coordinati (e, in questa materia, specializzati) di controllo del territorio;

L’attuale declinazione operativa del primo pilastro prevede un modello di controllo del territorio articolato secondo due principali linee d'intervento:

-attività autonomamente svelte dalle singole Forze di polizia;

-impiego coordinate dei militari e delle Forze di polizia presenti sul territorio.

In particolare, la prima direttrice, che si inserisce nel solco delle ordinarie attività di prevenzione e presidio del territorio, è tesa ad intensificare le attività ricognitive degli illeciti sversamenti di rifiuti, specie attraverso una pianificazione delle attività di controllo mirata su specifiche aree e settori produttivi ritenuti particolarmente sensibili. La seconda linea d'intervento riguarda i servizi svolti dall'Esercito, con particolare attenzione al coordinamento con le Forze di polizia e le Polizie locali, nell’ambito della operazione Strade sicure, la più capillare e longeva operazione delle Forze armate sul territorio nazionale al fianco delle Forze dell’ordine, in funzione anti criminalità e terrorismo in numerose realtà italiane, avviata con il d.l. n. 92 del 2008.

Il monitoraggio degli andamenti e la proposta di pianificazione degli interventi è elaborata in seno alla Cabina di regia coordinata dall'incaricato (istituita in origine dal Patto della Terra dei fuochi del 2013), sede di analisi ed approfondimento forte del coinvolgimento collegiale di tutti i referenti territoriali, nelle due province, delle Forze dell’ordine, dell’Esercito, del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e dell’Ispettorato tutela qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari.

In particolare, sono previste tre tipologie di intervento:

-il primo livello, si articola nell’attività di presidio mobile del territorio da parte delle pattuglie e dei droni dell'Esercito Italiano nell'ambito della operazione "Strade sicure". Il contingente Terra dei fuochi è diviso in due aliquote per la provincia di Caserta e l’area metropolitana di Napoli e assicura anche la vigilanza presso siti sensibili come gli impianti di trattamento rifiuti; il personale militare è posto a disposizione dei prefetti interessati e, ai sensi del comma 3 dell’art. 7-bis del d.l. n. 92/2008, agisce con le funzioni di agente di pubblica sicurezza (con esclusione delle funzioni di polizia giudiziaria), potendo procedere alla identificazione e alla immediata perquisizione sul posto di persone e mezzi di trasporto, a norma dell'art. 4 della legge n. 152/1975;

- il secondo livello vede lo svolgimento di operazioni con pattuglie miste dell'Esercito – Strade sicure e delle Polizie locali, eventualmente coadiuvati da altre forze e supporto tecnico;

- il terzo livello, prevede il contestuale impiego, con cadenza ormai settimanale, delle diverse componenti in campo - Esercito, Polizia di Stato, Carabinieri e CC Forestali, Guardia di Finanza e ROAN-Raggruppamento operativo aeronavale, Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, Polizia metropolitana di Napoli, Polizia provinciale di Caserta e polizie municipali dei comuni della Terra dei fuochi - e degli altri organismi specializzati che, di volta in volta, sono chiamati a partecipare (ASL, ARPAC, Ispettorato repressione frodi, ecc.), con il coordinamento tecnico dei questori, nel solco delle direttive generali stabilite a monte dai prefetti (c.d. action day).

Con riferimento al terzo livello di intervento, vengono programmate attività mirate a specifiche aree geografiche e a determinati settori merceologici e produttivi (opifici tessili, pelletterie, aziende di commercializzazione di pneumatici, officine, cantieri edili, aziende agricole, etc.), previa acquisizione degli elementi necessari a orientare l’attività sui siti connotati da reale interesse operativo. Tutte le azioni sono portate a sistema anche mediante 1'uso di strumenti informatici, che consentono circolarità informativa e analisi prodromiche alla programmazione degli interventi.

Gli action day non comportano la immediata rimozione dei cumuli di rifiuti rinvenuti durante i controlli; seguono poi le segnalazioni ai comuni ovvero agli altri enti competenti, i quali provvedono fra notevoli difficolta operative e soprattutto finanziarie.

II secondo pilastro riguarda le attività degli enti locali. 

I comuni, infatti, sono le amministrazioni generalmente competenti alla rimozione dei rifiuti abbandonati, che normalmente diventano oggetto di rogo, nonché alla eliminazione dei residui della combustione dopo gli incendi.

Sul punto le azioni poste in essere riguardano, in particolar modo, l’accompagnamento di progettualità, oggetto di finanziamento dai superiori livelli di governo, come quelle per la rimozione dei cumuli "storici" di rifiuti, dai luoghi in cui abitualmente insistono, o l’impianto di sistemi di video sorveglianza finalizzati a contrastare lo sversamento abusivo.

Un esempio è l’accordo di programma sottoscritto il 5 agosto 2020, e rinnovato con atto integrativo nel 2021, dal Ministero dell'ambiente, i Comuni di Giugliano in Campania e Caivano, la Prefettura di Napoli e l’incaricato.

II terzo pilastro è, invece, volto al coinvolgimento dei consorzi di filiera nel ruolo di favorire le attività di recupero dei materiali riciclabili e di impedirne l’illecito accumulo sul territorio. Sul punto si registra la consolidata buona pratica del Protocollo Ecopneus, che ha facilitato il prelievo e la gestione dei penumatici esausti abbandonati nell’area della Terra dei fuochi, e il Protocollo di collaborazione per attività di contrasto all’abbandono dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, firmato dal Comune di Napoli e dal Centro coordinamento RAEE con il supporto dell’incaricato.

 II quarto pilastro, infine, si sostanzia soprattutto in iniziative di informazione e coinvolgimento per rendere la popolazione informata e consapevole delle problematiche della Terra dei fuochi e dei rischi connessi. L’obiettivo è lo sviluppo di momenti di educazione ambientale e di cittadinanza attiva, con percorsi che promuovano comportamenti corretti e diffusi di tutela dell'ambiente e della salute, anche nell'ambito di pratiche di consumo consapevole e sostenibile e di modelli virtuosi di economia circolare, Ne è espressione la Carta di Carditello (2021), protocollo che ha previsto la creazione di un osservatorio ambientale della Terra dei fuochi presso l’area del Real sito di Carditello, nell’agro tra Aversa e Casal di principe.

Ultimo aggiornamento
Giovedì 17 Ottobre 2024, ore 13:19
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Decreto Ministeriale Incaricato Terra dei Fuochi 120.01 KB
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