Credaro on. prof. Luigi (25 giugno 1919 - settembre 1922)
Animato da una profonda aspirazione verso una democrazia scevra da velleitarismi astratti o da una fragile demagogia e fondata, invece, su autentici valori di moralità pubblica e di tolleranza, Luigi Credaro trasfuse nel suo incarico commissariale quell’impegno politico e civile che aveva animato sempre la sua azione, sin da quando, giovane deputato della Valtellina, aveva affrontato i problemi fondamentali della sua terra, cercando di creare le premesse necessarie per lo sviluppo ed il progresso di quest'area montana.
Radicale, massone, assertore di una trasformazione dello Stato liberale in senso democratico, fu osteggiato dai cattolici perché anticlericale e dai socialisti che lo accusavano di eccessivo moderatismo. Era inoltre profondamente anti-giolittiano, e convinto sostenitore dell'intervento militare italiano nel periodo prebellico.
Ricevuto da Nitti l'incarico di riorganizzare la vita civile della Venezia Tridentina, il politico valtellinese cercò di agevolare l'inserimento di questa zona nell'alveo nazionale, attuando un'azione di conciliante simbiosi tra le diverse nazionalità e lo Stato italiano.
Nonostante l'opposizione dei clericali, dei popolari, dei socialisti e dei nazionalisti, nonché la diffidenza delle popolazioni locali, Credaro cercò di risolvere i complessi problemi politici che l'inclusione entro i confini nazionali di queste minoranze etniche comportavano e di realizzare una convivenza equanime e rispettosa. Egli si mostrò, infatti, contrario ad un'azione di snazionalizzazione forzata che preludesse l'opera di assorbimento e di assimilazione degli allogeni, pregiudicando l'individualità etnica e storica del gruppo italiano e di quello tedesco. Credaro era convinto che non fosse necessario usare metodi sbrigativi o violenti, poi usati dai fascisti, ma piuttosto servirsi di una politica di lenta e graduale penetrazione, finalizzata a valorizzare a vari livelli la presenza italiana in quella regione.
Manifestazione della sua profonda sensibilità verso i problemi della scuola (era stato ministro della Pubblica Istruzione, all'epoca di Giolitti), fu la sua presentazione di un disegno di legge sull'obbligo per i ragazzi dell'Alto Adige, aventi cognomi di origine italiana, di iscriversi a scuole italiane. Tale disegno di legge fu all'inizio respinto e successivamente accolto. Nonostante il suo intento fosse ispirato a principi di equità, egli cercò anche di salvaguardare il patrimonio etnico-linguistico e culturale di popolazioni che fino ad allora, per la prevalenza dell'elemento tedesco, non avevano avuto la possibilità di frequentare scuole italiane: questo determinò il sorgere di problemi legati al particolare carattere che i rapporti tra le due nazionalità avevano assunto in quelle zone.
Luigi Credaro fu costretto alle dimissioni dall'azione degli squadristi, che ribadendo l'italianità dell'area atesina suffragata dalle tesi di Ettore Tolomei e rimproverandogli la posizione tollerante da lui assunta nei confronti degli altoatesini di lingua tedesca, confluirono da Bolzano su Trento nell'ottobre del 1922. Credaro venne destituito dall'incarico commissariale il 28 di quello stesso mese.
(M. Toth, L'introduzione dell'amministrazione italiana nelle terre di confine (1918- 1928). Dai governatori militari ai commissari civili: l'esperienza dei comuni di Trento e Trieste, in "Instrumenta", (7) 1999, 310 s.)