Possono chiedere asilo nel nostro Paese i perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale e per le proprie opinioni politiche.
I RICHIEDENTI ASILO
Sono persone che, trovandosi fuori dal Paese in cui hanno residenza abituale, non possono o non vogliono tornarvi per il timore di essere perseguitate per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche. Possono chiedere asilo nel nostro Paese presentando una domanda di riconoscimento della protezione internazionale.
I RIFUGIATI
Sono coloro che hanno ottenuto il riconoscimento della " staus di rifugiato " in seguito all'accoglimento della loro domanda.
PERSONE AMMISSIBILI ALLA PROTEZIONE SUSSIDIARIA
In applicazione alla normativa europea, il decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251 ha previsto come status di protezione internazionale oltre lo status di rifugiato anche quello di protezione sussidiaria. Tale status è riconosciuto a colui che pur non possedendo i requisiti per ottenere lo status di rifugiato non possa essere rinviato nel Paese di origine o, per l'apolide, nel Paese di residenza, in quanto sussiste il fondato timore che possa subire un grave danno alla sua vita o alla sua incolomità.
LA CONVENZIONE DI GINEVRA RELATIVA ALLO STATUS DEI RIFUGIATI (1951)
Adottata a Ginevra il 28 luglio 1951, stabilisce le condizioni per essere considerato un rifugiato, le forme di protezione legale, altri tipi di assistenza. i diritti sociali che il rifugiato dovrebbe ricevere dagli Stati aderenti al documento e gli obblighi di quest'ultimo nei confronti dei governi ospitanti.
La Convenzione, resa esecutiva in Italia con la legge del 24 luglio 1954 n. 722, definisce "rifugiato" colui "che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tale avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra" (Articolo 1 A).
A integrazione della Convenzione è intervenuto il Protocollo di New York nel 1967 che ha rimosso le limitazioni temporali e geografiche fissate nel testo originario della Convenzione.
Da settembre 2009 sono on line le versioni tradotte in dieci lingue: amarico, curdo, farsi, francese, inglese, spagnolo, serbo, somalo, tigrino, e arabo della Guida pratica per i richiedenti protezione internazionale e della Guida pratica per i titolari di protezione internazionale , pubblicazione coordinate dalla direzione dei Servizi civili per l'immigrazione e l'asilo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno e della Commissione nazionale per il diritto di asilo.
Il sistema di accoglienza provinciale per richiedenti protezione internazionale
La più generale tematica dell'immigrazione, negli ultimi tre anni è stata contraddistinta, a livello nazionale, da un significativo incremento delle richieste di protezione internazionale, iniziato con la cosiddetta emergenza Nord Africa e più recentemente proseguito con il fenomeno del massiccio incremento di sbarchi, nelle regioni meridionali del paese.
Questa Prefettura, coinvolta nel piano di ripartizione nazionale dei migranti in tale condizione, ha immediatamente avviato, con il coinvolgimento del Consiglio Territoriale per l'Immigrazione, una massiccia sensibilizzazione degli Amministratori dei Comuni della provincia e una specifica collaborazione con soggetti del Terzo Settore finalizzate all'ospitalità degli stranieri in arrivo sul territorio provinciale.
La gestione diretta del servizio di accoglienza agli stranieri richiedenti protezione internazionale è demandata a due soggetti del privato sociale, vincitori della gara d'appalto appositamente indetta e sottoscrittori dell'accordo quadro che regolamenta le condizioni del servizio con questa Prefettura: il Raggruppamento Temporaneo di Imprese BONVENA, partecipato dal Consorzio Comunità Brianza di Monza e dal Consorzio CS&L di Cavenago Brianza, che si avvale anche di una rete di ulteriori soggetti del terzo settore, e la Cooperativa sociale I GIRASOLI di Desenzano del Garda.
La qualità dei servizi resi e il rispetto delle previsioni contrattuali vengono costantemente monitorati con ispezioni periodiche presso i centri di accoglienza attivati in provincia, curate dalla Commissione appositamente costituita, coordinata da un dirigente prefettizio e partecipata da un componente della Questura di Milano e da uno della Croce Rossa Italiana, nonché da sopralluoghi effettuati direttamente dal Ministero dell'Interno.
Gli interventi predisposti si prefiggono di garantire un'ordinata gestione dell'emergenza sbarchi in atto e di contenerne i verosimili effetti negativi - quali ripercussioni disordinate sui Servizi Sociali comunali e il rischio per gli stranieri di scivolare nel sottomondo delinquenziale - nonchè di limitare la percezione di insicurezza della popolazione residente.
A tal fine, in questa provincia si è privilegiato un modello di accoglienza fondato in gran parte su strutture di accoglienza di piccole dimensioni, dislocate nel maggior numero possibile di comuni, allo scopo di prevenire fenomeni di ghettizzazione e di evitare di gravare in particolare solo su alcune Amministrazioni e popolazioni locali, pervenendo per quanto possibile ad una distribuzione in piccoli gruppi dei migranti sull'intero territorio provinciale, anche mediante il ricorso al modello dell'housing sociale.
Infatti, la maggior parte degli stranieri richiedenti protezione internazionale giunti sul territorio provinciale viene attualmente ospitata in appartamenti reperiti sul mercato privato dai gestori dell'accoglienza; tale modello di ospitalità, in parte già sperimentato durante la cosiddetta Emergenza Nord Africa, appare adeguato alle prerogative socio-politiche di questo territorio, oltre che efficiente per prevenire e contenere risvolti sociali indesiderati.
Più specificamente, il modello di intervento predisposto con i soggetti del terzo settore vincitori delle gare d'appalto per il servizio, prevede l'utilizzo di due hub provinciali (siti a Monza e a Limbiate) per la primissima accoglienza all'atto dell'arrivo, gli screening sanitari e l'avvio della procedura di riconoscimento. Dopo una permanenza media di circa un mese presso tali strutture dormitorio, i richiedenti protezione internazionale vengono inseriti presso i due centri individuati per la seconda fase del percorso di accoglienza (Centro Botticelli di Lissone e Residence Stazione di Carnate): in tali contesti, gli stranieri dispongono di camere da due/quattro persone che consentono loro di prepararsi al successivo e ultimo step, che è quello dell'ingresso in appartamenti di civile abitazione, dove gli stessi, in un'ottica di responsabilizzazione, dovranno provvedere direttamente alla preparazione dei pasti, alla spesa e alle pulizie.
Per quanto concerne l'assistenza integrata, si è ritenuto, superando la logica della mera accoglienza primaria agli interessati, di promuovere l'organizzazione di attività collaterali, quali corsi base di alfabetizzazione, di lingua italiana e costruzione di percorsi di autonomia individuali. Presso alcune strutture di accoglienza sono stati altresì avviati progetti di collaborazione con il locale Associazionismo, anche sportivo, al fine di porre in essere una sempre maggiore attività finalizzata ad una più rapida integrazione dei richiedenti protezione internazionale giunti in provincia.
Inoltre, considerato che si è riscontrato che l'inattività dei migranti per periodi di tempo significativi rischia di ostacolarne un efficace percorso di integrazione, anche amplificando la distanza socio-culturale con la popolazione autoctona, è emersa l'esigenza di definire percorsi educativi di accoglienza ed integrazione a favore degli stessi che permettano loro di acquisire una prima conoscenza del contesto sociale che li ospita e che promuovano la formazione di una coscienza della partecipazione, anche attraverso attività di volontariato a favore della collettività.
A tal fine - e sulla scorta di alcune positive esperienze effettuate presso alcuni Comuni - è stato quindi sottoscritto - con la Provincia di Monza, i Sindacati, il Terzo settore coinvolto e svariati Comuni - un apposito protocollo d'intesa per l'impiego a titolo volontario degli ospiti stranieri in attività di utilità sociale.
Sotto l'aspetto delle attività volontarie sinora svolte - sia successivamente alla sottoscrizione del protocollo, sia in maniera spontanea da alcuni comuni che avevano, già nei mesi scorsi, sperimentato progetti per il coinvolgimento dei migranti in attività volontarie da rendere a favore della collettività - si segnalano le iniziative elencate nella scheda di sintesi allegata.
All'esito di una prima valutazione dell'iniziativa, si sono registrati una buona partecipazione e un significativo impegno della maggioranza degli stranieri ospitati, che hanno potuto cimentarsi in svariate iniziative progettuali, anche acquisendo un'esperienza diretta in attività professionali, che senza dubbio - in caso di esito positivo del procedimento di riconoscimento - potrà costituire utile contributo al loro successivo auspicabile ingresso nel mondo del lavoro e, più in generale, al loro percorso di integrazione individuale.
Le attività poste in essere hanno altresì sortito positivi riflessi nei confronti delle comunità ospitanti, i cui cittadini, talora, hanno pubblicamente manifestato apprezzamento per le attività svolte dai migranti.
Complessivamente, i risultati sinora conseguiti dal sistema di accoglienza descritto appaiono estremamente confortanti: per ora, non è stata registrata alcuna problematica significativa di ordine e sicurezza pubblica sul territorio provinciale riconducibile alla presenza degli stranieri richiedenti protezione internazionale e, sebbene in svariati casi, al momento dell'annuncio dell'arrivo dei migranti, siano emerse doglianze e lamentele della popolazione residente, le stesse non hanno mai avuto alcun ulteriore seguito; in generale si è potuto notare che nel momento in cui la cittadinanza prende atto direttamente della presenza degli stranieri sul territorio e delle modalità con le quali vengono ospitati e assistiti, le significative preoccupazioni manifestate all'atto dell'annuncio del loro arrivo vengono meno e talora sono addirittura sostituite da apprezzamento, come accaduto ad esempio con l'iniziativa delle attività volontarie da rendere a favore delle collettività ospitanti.
Anche sotto l'aspetto della vigilanza sanitaria, non si sono registrate criticità di rilevo; infatti, grazie alla costante e proficua collaborazione con l'A.S.L. Monza e Brianza, tutti i migranti in arrivo, sebbene già oggetto di accertamenti sanitari nei luoghi di sbarco, vengono tempestivamente sottoposti ad ulteriori screening appena giunti in questa provincia.
Nell'ambito del Piano di distribuzione nazionale predisposto a livello centrale in sede di Conferenza Unificata per far fronte all'incremento degli sbarchi nelle regioni del sud Italia, dal 20 marzo 2014, sono giunti in provincia di Monza e della Brianza cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale delle seguenti nazionalità: Nigeria, Ghana, Pakistan, Siria, Senegal, Mali, Congo, Guinea, Gambia, Costa d'Avorio, Bangladesh, Togo, Mauritania, Palestina, Sudan, Somalia, Sud Africa, Afganistan ed Eritrea.
L'unica criticità per la tenuta di un sistema di accoglienza che sino ad ora è apparso idoneo a garantire un'ordinata gestione dei flussi in ingresso è costituita dalla costante esigenza di individuare nuovi centri di accoglienza.
L'attenzione della Prefettura e degli Enti gestori è quindi costantemente rivolta all'individuazione e al reperimento di ulteriori strutture alloggiative che consentano di garantire una dignitosa ospitalità alle persone in arrivo e una pacifica convivenza con il tessuto sociale autoctono.
Modalità di accesso agli atti della Commissione
Per esercitare il diritto di accesso agli atti della Commissione, al fine di evitare accessi meramente esplorativi o incompleti nei dati, si prega di compilare correttamente il modello predisposto.
NOTA: Nell'oggetto della P.E.C. di richiesta vanno obbligatoriamente inseriti la parola "RAAV" poi Numero di protocollo della domanda (codice vestanet) e nome e cognome e CUI del richiedente.
Modello richiesta accesso agli atti.